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I MIB

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2009 17:44
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12/01/2009 17:44

I MIB
A cura di Alessandro Cacciatore, con la coolaborazione di Fabrizio Gherardi (coolaboratori C.R.O.P.)

Essi comparirebbero senza preavviso, talvolta soli oppure in due, ma tradizionalmente in tre, alle case oppure nei luoghi di lavoro di taluni testimoni UFO e di ufologi o di loro collaboratori. Spesso la visita avviene a brevissima distanza dall’evento ufologico, a volte persino prima che i testimoni avvisino i mass media. Ciò sembra dimostrare che i MIB dispongano di canali riservati di accesso alle informazioni, attraverso i quali conoscono tutti i dettagli dell’accaduto nonché nomi e indirizzi delle persone coinvolte; sembrerebbero inoltre possedere su di loro più informazioni di quanto i normali estranei sarebbero in grado di conoscere. I MIB vestono di norma abiti scuri irrealisticamente puliti e privi di spiegazzature (il cui tessuto a volte viene descritto dai testimoni come “fibroso” e “simile alla plastica”). Si tratta quasi sempre di uomini anche se rarissimamente è stata segnalata la presenza di una donna. I loro volti sono spesso definiti “dai lineamenti vagamente stranieri” in genere orientali; in qualche caso si parla esplicitamente di occhi a mandorla. Il colore della pelle è a volte pallido quasi cadaverico, più spesso olivastro o scuro, come per una forte abbronzatura. Hanno un’espressione fissa, non sorridono mai, non mostrano emozioni. I loro movimenti appaiono rigidi ed impacciati. I MIB parlerebbero in modo molto particolare: con tono cantilenante, lamentoso, stranamente rallentato o a scatti. Nel corso del colloquio pongono una serie di domande a volte bizzarre o incoerenti. Si mostrano comunque sempre molto informati sulla persona con cui stanno parlando, e delle circostanze del suo coinvolgimento nell’evento ufologico. La loro sinistra visita si conclude quasi invariabilmente con la raccomandazione di non parlare a nessuno dell’evento (se si tratta di un testimone) o di interrompere ogni indagine se si tratta di un ricercatore. Essi inoltre sembrano prediligere l’uso di Cadillac nere o altre grandi berline di colore comunque scuro. Alcuni MIB sono completamente glabri o con i capelli cortissimi, a spazzola, come se stessero ricrescendo dopo essere stati tagliati di recente, di solito sembra che abbiano tratti asiatici . A volte alcuni testimoni hanno descritto un curioso particolare relativo alle scarpe calzate dagli uomini in nero : esse avevano la suola di gomma e insolitamente spessa. Si parla dei MIB anche nella tradizione popolare. Lo studioso americano di folklore Peter Rojcewicz ha rilevato numerose analogie tra gli Uomini in Nero e l’antica figura del Diavolo. Ad esempio, i MIB posseggono una natura molto simile a quella della figura mitologica del Trickster (“l’Ingannatore”, “il Burlone”). Sia la presunta onniscienza dei MIB che le coincidenze nelle loro apparizioni trovano correlazioni anche nel contesto della tradizione diabolica.

IL PRIMO CASO

La storia dei MIB ebbe inizio nel 1952, quando Albert K. Bender, appassionato di paranormale e ufologia, impiegato nel Connecticut, creo’ un’associazione denominata IFSB (Internetional Flying Saucer Bureau), che in poco tempo raggiunse i 1500 iscritti. Egli decise di divulgare in modo molto eccentrico la teoria sugli UFO e le eventuali testimonianze; come ad esempio la possibilità di instaurare un contatto telepatico con gli alieni tramite la mente, e invitandoli a scendere sulla Terra in pace. A metà settembre del 1953 poi ricevette la visita di tre uomini vestiti di nero, pensando fossero agenti del Governo. In realtà i tre gli raccontarono la vera storia degli UFO, che in realtà esistevano, e di non raccontare a nessuno di quell’incontro. Bender dopo quella visita stette male diversi giorni, ma non rilevo’ a nessuno i particolari, tranne dire che erano vestiti di nero. Una seconda visita di queste misteriose figure, anche se questa volta amichevole, fece decidere a Bender di far chiudere la sua associazione (probabilmente era quello che i MIB volevano nda). Dopo questi anni, molti altri appassionati decisero di lasciare lo studio su i dischi volanti, ma solo nel 1962 Bender torno’alla ribalta grazie all’aiuto e il sostegno dell’amico Gray Barker, anche lui appassionato di Ufologia. Scrisse quindi un libro della sua esperienza del 1953, intitolata “Flying Soucers and Three Man”(i dischi volanti e i tre uomini). Il libro venne preso con molto scetticismo, anche se spiegava in realtà che i tre MIB erano in realtà alieni provenienti dal pianeta Kazik, che arrivati sulla Terra per prendere acqua dal nostro pianeta, che è molto importante per la loro sopravvivenza. Userebbero quindi questi metodi per non far uscire fuori la loro verà realtà al mondo. Questi avrebbero in oltre condotto Bender alla loro base al polo sud, e inserito nel suo corpo un dispositivo per controllarlo, fino alla fine della loro missione, finita nel 1960. Questo libro purtroppo è inedito in Italia, spiega molte cose dei rapimenti alieni che lui ha assistito, esperienze OBE (Extra corporee), di presenze di luci, e molto altro ancora, materiale quello sconosciuto al popolo negli anni 50, ma reso poi conosciuto tramite le ricerche in campo dei rapimenti alieni o UFO-Abduction. Grazie a Bender e Barker nacquero i Man in Black.

CASO HOPKINS

Uno dei casi più eclatanti relativi ai MIB si verificò nel 1976 ed ebbe come protagonista principale il dott. Herbert Hopkins, un medico di 58 anni. Egli era stato coinvolto nelle indagini condotte dalla polizia su un caso di presunto rapimento con teletrasporto da parte di un UFO nel Maine. Il suo compito consisteva nel sottoporre a perizia psichiatrica il principale testimone dell’evento per verificarne la credibilità. Un pomeriggio, mentre era solo in casa, ricevette una telefonata da parte di qualcuno che si qualificò come il vice- presidente di un’associazione ufologica del New Jersey, il quale chiese di vederlo per discutere alcuni dettagli del caso in questione. Hopkins accettò di incontrarlo e lo invitò a casa. Si recò sul retro della sua abitazione per accendere le luci del cortile, in modo che il suo ospite potesse parcheggiarvi l’auto, ma non appena aprì la porta notò qualcuno che stava salendo le scale. “non c’era alcuna automobile”, raccontò in seguito il dott. Hopkins, “e la cosa mi stupì non poco, perché la cabina telefonica più vicina era ad una distanza che certo non poteva essere percorsa a piedi in così poco tempo”. Comunque il medico accolse il suo ospite senza particolare apprensione. Lo strano individuo indossava un abito nero, con cappello, cravatta e scarpe anch’esse nere che contrastavano con una camicia candida. “Sembrava un impresario di pompe funebri” ebbe a dichiarare in seguito Hopkins. I vestiti erano immacolati senza la minima piegatura; indossava inoltre guanti grigio tortora. Quando l’uomo si tolse il cappello, il dottore notò che era completamente calvo e non aveva neppure ciglia e sopracciglia. La pelle era bianchissima con le labbra di uno strano rosso scarlatto. Nel corso della conversazione Hopkins notò un ulteriore particolare inquietante : l’uomo sembrava avere le labbra ricoperte di rossetto! La discussione fra i due fu alquanto banale ma ad un certo punto del colloquio lo strano ospite invitò il dottore di mostragli una delle due monete che aveva in tasca. Chiedendosi come facesse a conoscere questo particolare il medicò obbedì, e l’uomo gli disse di tenere la moneta nel palmo della mano e di fissarla intensamente. A poco a poco la moneta sembrò prendere fuoco e così la mano e tutto il resto; quando si riebbe, Hopkins si accorse di avere il palmo vuoto. “Nessuno vedrà mai più quella moneta” disse l’uomo vestito di nero. Il dottore notò che la sua voce pareva stranamente rallentata. Poi si alzò in piedi con fare esitante dicendo: “la mia energia si sta esaurendo. Devo andare. Arrivederci”. Si avvicinò quindi alla porta a passo lento, uscì, discese i gradini ad uno ad uno e si allontanò nel buio. Dopo un po’ dalla finestra Hopkins vide scivolare sulla strada una luce azzurrastra, all’altezza dei fanali di un’automobile ma diversa di colore e molto più intensa. Più tardi il medico esaminò la strada alla luce di una torcia elettrica e vide al centro della carreggiata delle strane tracce, molto diverse da quelle delle gomme di un’auto : sembrava che una slitta vi fosse stata trascinata sopra per un certo tratto. Il mattino seguente le tracce erano inesplicabilmente scomparse. La strana vicenda sembrò turbare molto il dott. Hopkins il quale rinunciò alla consulenza sul caso, troncò ogni indagine e cancellò tutti nastri con i colloqui avuti col testimone. In seguito strani incidenti avvennero in casa del medico: luci e suoni improvvisi, interruzioni del funzionamento degli elettrodomestici, e soprattutto strane interferenze nel telefono. Hopkins pensò che dovesse esserci un collegamento con la visita da lui ricevuta ma non riuscì a capire quale e non vide mai più l’uomo vestito di nero. Naturalmente l’organizzazione ufologica da questi citata risultò inesistente. Il caso appena descritto è uno dei più particolareggiati ed attendibili sugli uomini in nero, attesa anche la credibilità della persona coinvolta. I Mib sembrano essere i responsabili di molte morti misteriosi come ad esempio quella di una donna che dichiarò a Hollanda che stava addormentando suo figlio, in camera sua, quando aveva visto il tetto diventare rosso, mentre la temperatura era aumentata a dismisura. Poi il soffitto era diventato trasparente, come fosse di vetro, tanto che poteva vedere le stelle, e una luce verde intensa l’aveva investita. La donna allimprovviso si sent stanchissima ed un raggio rosso l’aveva colpita su un seno. Tutti i rapporti sulle indagini furono inviati al comando dell’aviazione militare brasiliana di Brasilia. Immediatamente, l’Operazione Piatto fu coperta dal top-secret militare. Intervistato da Bob Pratt, Hollanda affermò di aver ricevuto ordini specifici, secondo i quali la cosa non andava divulgata. Il 2 ottobre 1997, l’uomo fu trovato impiccato nella sua casa. Aveva 57 anni. Tutte le prove puntano in direzione del suicidio, ma molte cose non tornano. Fino a quando era in carica si era tappato la bocca, ma poi aveva iniziato a parlare, rivelando con la sua testimonianza di prima mano quello che i governi mondiali continuano a negare.

CASO HEFLIN

Il caso che destò più clamore fu il caso avvenuto il 3 agosto 1965. Protagonista un ex poliziotto, Rex Heflin. Heflin raccontò che, dopo la pubblicazione delle sue foto su un giornale locale, ricevette la visita di un ufficiale dei servizi di intelligence del NORAD (il comando strategico della difesa aerea americana), che si fece consegnare i positivi Polaroid di prima generazione. Quando Heflin chiese al NORAD la restituzione delle sue foto, gli venne risposto che quell’ente non si occupava di UFO. Ma nei primi giorni del 1967 Heflin ricevette una nuova visita: due ufficiali in uniforme dell’USAF scesi da una macchina scura dal cui interno proveniva una strana luce violetta, che lo interrogarono sul suo avvistamento facendogli anche strane domande sul triangolo delle Bermude, con atteggiamento misterioso. Forte dell’esperienza col sedicente inviato del NORAD, Heflin si fece dare nome e grado di entrambi gli ufficiali, ma quando venne chiesto all’USAF, risultò che entrambi erano del tutto sconosciuti. Le successive lamentele di Heflin portarono ad una sorta di riconoscimento ufficiale dell’esistenza dei MIB da parte del governo americano. Alla fine di gennaio del ’67 il colonnello George Freeman, portavoce del Pentagono per il Progetto Blue Book, ammise infatti in un’intervista che misteriosi personaggi che indossavano uniformi dell’Aeronautica militare o esibivano documenti identificativi di enti governativi hanno messo a tacere testimoni UFO. Abbiamo controllato un certo numero di questi casi, e questi personaggi non hanno assolutamente nulla a che fare con l’Air Force. Presentandosi come ufficiali dell’Air Force o di altri enti pubblici, commettono un reato federale. Indubbiamente ci piacerebbe prenderne uno. Poche settimane dopo, il primo marzo 1967, il Quartier Generale dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti diramò una circolare per informare tutti i centri di comando dei servizi segreti dell’esistenza di tali impostori che si qualificavano come ufficiali militari per condurre un’attività intimidatoria nei confronti di testimoni UFO, ordinando inoltre che tutto il personale militare e civile, ed in particolare gli ufficiali delle pubbliche relazioni e quelli che indagano casi UFO, che vengano a sapere di tali storie, devono notificarle immediatamente all’Ufficio Indagini Speciali più vicino e menzionando proprio (senza nominarlo espressamente) il caso delle foto sottratte a Heflin.

CASO DHAL

Il primo caso di una segnalazione di un agente M.I.B. avviene il 21 giugno del 1947, tre giorni prima l’avvistamento di Kanneth Arnold che diete il via all’ufologia. Harold Dhal, insieme a suo figlio, degli amici ed alcuni suoi amici, si trovavano a pescare in un lago ghiacciato, quando furono tutti testimoni dell’avvistamento del passagio di ben 5 UFO, scesi da una nube. I 5 UFO andarono a soccorere il sesto UFO rimasto incastrato a 500m di quota in una montagna ghiacciata. Uno dei 5 UFO sparò una raffica di oggetti che ferì il figlio di Dhele, ed uccisero il suo cane. Riuscì persino a scattare alcune foto agli oggetti, prima di scomparire a grandissima velocità. Il caso lo raccontò all’amico e collega Fred Crisman, e decisero di tornare sul luogo per ritrovare i frammenti dell’UFO. I due una volta essere arrivati sul posto cercano i frammenti. Alla fine è Crisman a trovarli, una volta abbassatori a prendere i frammenti, si vide un UFO sopra la sua testa. Rimasero fermi ad osservare le manovre incredibili dell’UFO, e dopo sparì a grandissima velocità. Il giorno dopo Dhal, viene chiamato a casa da una persona che gli dice di vedersi in un ristorante della zona, e che doveva dirgli alcune cose importanti. Il giorno dopo Dhal va all’appuntamento. L’uomo che doveva incontrare era una persona distinta, vestito tutto di nero, e con un cappello sempre nero. Aveva una camicia bianca candida, e una fina cravatta nera. Giacca, pantaloni, e scarpe nere. L’uomo si fa raccontare da Dhele ciò che aveva visto. E dopo finito il racconto, l’uomo con aria molto seria gli dice che se teneva alla propria salute, e a quella della sua famiglia doveva scordarsi di ciò che aveva visto. Dhele lo stesso giorno turbato dalle parole dell’uomo vestito di nero, chiama Kenneth Arnold testimone ufficiale del primo avvistamento di UFO. Gli dice se poteva intervistarlo insieme a Crisman sui loro avvistamenti, e di partecipare all’interrogatorio che ci sarebbe stato in una base USAF in california. Arnold accetta. Il giorno dopo i tre vanno alla base militare. Arnold presente, partecipa all’interrogatorio. Dhele e Crisman erano particolarmente agitati, e sudavano. In’oltre dissero che non riuscivano a ritrovare le foto dell’UFO che Dhele scattò nel suo primo avvistamento. Comunque da i frammenti ai militari, e che lo stesso giorno un aereo gli avrebbe portati ad analizare presso i servizi segreti dell’areonautica militare. Ma l’aereo non arrivò mai alla base. Una bomba fece esplodere l’aereo. Ma chi aveva messo una bomba sotto l’aereo? Palmer noto giornalista della rivista FATE che rese famoso il caso di Kenneth Arnold, stava per cominciare a scrivere l’articolo sull’incidente dell’aereo esploso, quando anche lui ebbe la visita di un agente vestito di nero. Questi con aria molto seccata, gli offrì una strana proposta: tutte le coordinate dell’aereo precipitato il 23 giugno (l’aereo che stava cercando anche Kenneth Arnold. C’era una grossa ricompensa economica per chi l’avesse trovato per primo) in cambio del silenzio sul caso Dahl. L’uomo conosceva alla perfezione il punto preciso ove si trovava l’aereo perduto, alle pendici del South Tacoma Glacier, molto a più a sud da dove tutti i piloti, compreso Arnold, lo avevano cercato. In questo modo Palmer avrebbe potuto intascare la taglia per il ritrovamento; in cambio però avrebbe dovuto censurare l’intervista di Arnold a Crisman e Dahl. Palmer rifiutò di vendersi; e per inciso, le informazioni del man in black si rivelarono esatte: l’aereo fu ritrovato proprio nel punto indicato.

CASO VARGINHA

Anche durante in uno dei casi più celebri dell’ufologia, avvenuto a Varginha in Brasile, il 20 gennaio 1996, dove un UFO si sarebbe schiantato nella zona, e che molti testimoni furono protagonisti di incontri ravvicinati con entità aliene. L’incontro con i M.I.B. ci sarebbe stato il 29 aprile dello stesso anno. Quattro uomini si presentarono alla casa di Liliana de Fatima e Valquiria Aparecida Silva, di 16 e 14 anni che vivevano con la madre, Luiza. Ben presto, si capisce che la loro visità è tutt’altro che amichevole e disinteressata. I quattro misteriosi individui, infatti, invitano esplicitamente le due ragazze a fare una …”ritrattazione particolare” in cambio di una imprecisata ricompensa, principalmente economica. Ma la signora Luiza si arrabbia e caccia a malo modo i quattro individui da casa sua. E non contenta denuncia, poco dopo, il fatto alla stampa. Ma cosa volevano i quattro misteriosi individui dalle ragazze? Centra per caso il loro misterioso incontro ravvicinato avvenuto il 20 gennaio dello stesso anno, con un entità aliena? Infatti nella lista dei tanti testimoni del misterioso evento del 96 in Brasile, ci sono anche loro nella lista. Forse in quattro individui per farle stare “zitte” sul caso, erano disposti a darli una grossa somma di denaro? Sembra proprio di si.

LE IPOTESI

Secondo le nostre ipotesi, e quelle degli altri ricercatori che prima di noi si sono interessati al caso dei M.I.B. ci sarebbero due particolari ipotesi di chi possano esseri questi personaggi. Nel primo caso pensiamo possano essere normali persone del governo, sicuramente “ombra” che si occupa di “tappare la bocca” a personaggi che in qualche modo sono venuti a sapere la realtà del fenomeno degli UFO. Ne è una prova il famigerato quanto enigmatico MJ-12. Nel secondo caso invece pensiamo possano essere gli stessi alieni, che vogliono mantenere il loro anonimato sulla terra. In fatti nella categoria delle diverse razze aliene, ne troviamo una molto interessante. Nel tipo Beta dove rientra l’alieno di tipo Nordico, angelico, buono, con i lunghi capelli biondi, preocupato per la salute della razza umana, e famoso per l’incontro avvenuto nel novembre del 1952 con George Adamsky (contattista), che ne sarebbe un altra seconda razza. Il Beta 2, ossia l’alieno M.I.B. Questo avrebbe il viso lungo, scarno, di colore bianco e anche alcune volte giallognolo. Andrebbero in giro sempre vestiti di nero, avvolte anche con occhiali da sole (sempre neri). Anche le loro auto, il più delle volte una Cadillac sarebbe anche questa nera. Questi parlerebbero a scatti, e sono molto veloci quando cammiano. Sono persino armati di un tubo luminoso, e di sfere anche queste luminose che lanciate, paralizerebbero la vittima di turno. Hanno un certo interesse per gli oggetti più comuni, come un tubetto di gel per capelli, ed una penna a biro, che poi se la porterebbero anche via. Non sono interessati a nessun tipo di contatto con gli umani, e sarebbero ancora più malvagi degli stessi grigi (Alfa 1), visto che questi sono più calcolatori che malvagi. Studiando il caso Hopkins è interessante notare che l’agente era senza capelli ne sopracciglia. A questo c’è un ulteriore ipotesi che segue quella aliena, cioè: sono forse ibridi creati dagli stessi alieni per intimidire i testimoni chiave che hanno particolari prove dell’esistenza aliena sulla terra? Può essere.

Questi misteriosi personagi vestiti di nero, che prima sembrava essere una leggenda nel mondo dell’ufologia, o solo la ferdita fantasia del regista del film “M.I.B.” è invece una realtà al quanto macabra e spaventosa.

Fonti e Bibliografia:

Stuart Allen – MIB : who are the men in black? - UFO Magazine
Corrado Malanga – Gli UFO nella mente. - Tascabili Bompiani
Toselli-Russo – chi ha paura dell’uomo in nero? Su www.ufo.it/testi/mib.htm
John Keel – The Mothman Prophecies - Sonzogno
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